giovedì 5 febbraio 2009
mercoledì 4 febbraio 2009
Nuovo sito di IBIOCAT 2.0
Grazie all’insostituibile e prezioso aiuto di Alberto Olivero, Loris Costa e collaboratori, è in preparazione il nuovo portale di IBIOCAT 2.0. Sarà basato sulla nuova piattaforma NING (Web 2.0 - Social Network). Questa è solo una prima iniziativa finalizzata ad allargare la conoscenza della biocatalisi e a sensibilizzare gli addetti ai lavori e il grande pubblico.
Un caro saluto Massimo
PRESTO GUERRILLA MARKETING SU IBIOCAT 2.0
martedì 3 febbraio 2009
La Voce di IBIOCAT- Alberto Olivero recita “Solstizio d’inverno” di Guido Ceronetti
Durante le vacanze di Natale, mia mamma mi ha fatto conoscere questa bellissima poesia di Guido Ceronetti, chiedendomi contestualmente di trasmettere ad Alberto Olivero - la "Voce di IBIOCAT", di cui aveva apprezzato altre performance recitative sul nostro sito – la preghiera di prendere in considerazione questi versi per un'eventuale lettura.
Con la sua consueta generosità e disponibilità, Alberto ha esaudito in breve tempo la richiesta, regalando un'interpretazione intensa, ma al tempo stesso misurata e sobria, come è nel suo stile.
Mi sembra doveroso condividere con tutti i visitatori del Blog di IBIOCAT un omaggio così perfettamente riuscito.
Solstizio d'inverno
Io amo e celebro il Solstizio d'Inverno,
Quantunque è notte. La Luce si nasconde,
Ma il suo Lutto è cessato, le albe morte
Di giallo-ocra tenui tra poco
Emaneranno un velo rianimante,
Taliarco.
Il Solstizio d'Inverno è lumivàgo,
Quantunque è notte.
Della cristiana ex festa non ho tracce.
Allegrie smorte, flaccide
Naufragate parole, una orrenda strage
Di animali al Dio Stomaco: è la Tenebra
Che rinnova se stessa nel furore.
Fuggitela!
Scioglietevi dai lacci dove latra
La Famiglia avvinghiata in finti abbracci.
Oh Tannenbaum, che festa impura!
Che stretta di legami d'impostura!
E' il Solstizio d'Inverno, esci dal buio
Di queste luminarie d'abiezione.
Per te crea uno spazio senza umani,
O con taciti compagni di ventura
Sali a una vetta del pensiero pura
Dove inviolabile da apostasìe
La Luce sola è signora del sentiero.
Io amo e celebro il Solstizio d'Inverno,
Quantunque è notte.
Guido Ceronetti
Alberto Olivero recita Guido Ceronetti - Solstizio d'inverno (mp3 - 2 MB)
Questa poesia, che dedico a mia mamma Emma che me l'ha segnalata, è un tributo - reso possibile da Alberto Olivero - a Guido Ceronetti, che con la Sua erudizione e il Suo intelletto ha arricchito la cultura italiana, senza arricchirsi.
Idealmente, il tributo è esteso a tutti i fruitori della "Legge Bacchelli", con riconoscenza.
Chi desidera conoscere Alberto Olivero, Direttore della Divisione Marketing e Commerciale di IBIOCAT, nella sua veste di attore-doppiatore professionista, può visitare il suo sito web personale: http://www.albertoolivero.it.
Laura Cipollina- IBIOCAT, Divisione Marketing e Commerciale
Per conoscere Guido Ceronetti
Poeta, saggista, scrittore, giornalista, artista di strada, marionettista, traduttore di classici latini, testi biblici e poeti moderni, critico del costume e autore per il teatro.
Guido Ceronetti, con la sua vastissima e raffinata cultura, riesce a cogliere "l'emanazioni segrete dell'anima collettiva" del suo pubblico attraverso numerosi generi artistici.
Nasce a Torino nel 1927 sotto il segno della poesia e della filosofia, nello stesso anno in cui Heidegger pubblica Essere e tempo.
Fin dalle sue prime pubblicazioni, indaga il sentire umano e affronta grandi temi dell'uomo: il silenzio, il corpo, l'essere, il tempo e il viaggio. Dietro l'aspetto dimesso, un po' trasandato, si nasconde uno dei personaggi più importanti nel panorama letterario italiano, con una capacità di analisi e critica della società contemporanea eccezionali e uno spirito curioso e provocatorio.
Tra il 1943 e il 1945, Ceronetti partecipa alla Resistenza con stampati clandestini a Torino. Nel 1945 inizia l'attività giornalistica su diversi quotidiani e periodici; dal 1972 è collaboratore de La Stampa e diviene cronista di fatti culturali e sociali di ogni tipo.
Nel 1970 fonda ad Albano, vicino Roma, insieme alla moglie Erica Tedeschi, il Teatro dei Sensibili, in una sala dove allestisce spettacoli di marionette pubblici che viaggiano in Italia e all'estero. Le marionette, definite "ideofore", riescono, secondo Ceronetti, a cogliere il tragico, poiché sono "emblema della libertà negata all'uomo da chi ne tiene i fili".
Il primo spettacolo allestito è la Iena di San Giorgio.
Nel 1976 scrive Diaboliche imprese, trionfi e cadute dell'ultimo Faust, che viene portato in scena a Spoleto, nel 1979.
Del 1978 è I misteri di Londra. Segue Furori e poesia della rivoluzione francese, rappresentato a Roma nel 1983 con la collaborazione di Adriano Dallea.
Del 1988 è invece Mystic Luna Park e del 1991 Viaggia, viaggia Rimbaud. Nell'estate 1996, il Festival di Asti porta in scena lo spettacolo Per un pugno di yogurt. Nel corso dello stesso anno viene proposta, sempre ad Asti, la messinscena di Deliri disarmati, con la regia di Lorenzo Salveti. Nel 2001, porta a Milano Ceronetti Circus, un'antologia delle sue più note pantomime, mentre nel 2002 M'illumino di tragico, una ricerca teatrale del senso del tragico.
Dal 1991, diventa suonatore ambulante di organo di Barberia e porta nelle strade e nei festival letture di poesie e numeri circensi, come Casalinghitudine, Gloria di manichini, La donna segata, L'uscita del cobra, le Canzoni per le vie.
Tra le sue opere più significative Un viaggio in Italia, Il silenzio del corpo e Tutte le poesie; le traduzioni "storiche" delle Poesie di Catullo, degli Epigrammi di Marziale, delle Satire di Giovenale; i volumi della "Filologia biblica", come lui stesso ama definirli, Il libro di Giobbe (1972), Il Cantico dei Cantici (1975), Il libro del profeta Isaia (1981), Il libro dei Salmi (1985) e Qohélet(2001).
Con quel suo corpo esile e quegli occhi azzurri laconici, Ceronetti ama nascondersi dietro una delle sue tante marionette ma, nonostante la timidezza gli consenta solo raramente di apparire in pubblico, il suo impegno civile è molto forte.
In un'intervista del Café Letterario, nel 1999, quando gli viene chiesto quale sia il suo "compito", l'intellettuale torinese risponde: "Di avvertire la gente di certi pericoli. Vedi uno che cammina sull'orlo di un precipizio e, ovviamente, gli dici che può cadere. Sì, forse è questo il mio compito".
Articolo di rasger@tiscalinet.it, pubblicato sul sito http://www.piccoloteatro.org/elementi/articolo.php?news=11162&idRub=8
Laura Cipollina- IBIOCAT, Divisione Marketing e Commerciale
IBIOCAT ECHO ECO - “Ambiente. Taccuino di un perplesso" di Guido Ceronetti
Gli appelli a salvare la stessa specie-uomo trovano una sordità perfetta e motivata. All'epoca delle paure dell'Anno Mille, il panico non riguardava per nulla la sopravvivenza della specie, investiva l'homo religiosus che sentiva pesare su di sé, come peccatore, il giudizio divino. La folla erano terrori d'individui, ciascuno per sé soltanto. Bergman, nel Settimo sigillo, ha fotografato questo... Il domani-che-fa-paura, anche in questi Duemila, nel comune sentimento del tempo, è bloccato sul presente stretto: se gli dici che scarseggerà l'acqua tra o tra... e che le coste potrebbero essere sommerse e non più edificabili in un imprecisato ma prossimo anno tutti seguiteranno a sprecare l'acqua, a contaminare le falde e a bramare, a costo di ladrocinio, di farsi casa sul mare. La desertificazione può pur essere in atto: non arrivano a immaginarsela. Le memorie sembrano essersi assoggettate a indicibili meccanismi di rimozione... L'espressione «il futuro dei nostri figli» è il tonfo di una pera marcia, i cerebri dei padri hanno per loro una stella fissa su laurea-guadagno-casa, figùrati se arrivano a temere i Re della Peste incombenti, le guerre per l'acqua o le religiose-nucleari, non aprono gli occhi se l'evento non è là e già li abbia travolti. Ai nostri compagni terrigeni come ai miei illuminati concittadini, il futuro della specie importa quanto, della strage epidemica, importava a Samuel Pepys, illustre festaiolo londinese, quando la peste infuriava, nel
Allora: alleggerendo, per via evidentemente sciamanica, il carico atmosferico e biosferico di CO2, si immetterebbero con giubilo ancor più motori in circolazione per produrne? Un'economia che non sa e non può far altro - senza mai contrarsi - che distruggere vita, se si accorda con quanto la limiterebbe necessariamente, correrebbe meglio al suo scopo finale, che si nasconde?
(…)
Tratto da: "Ambiente.Taccuino di un perplesso" di Guido Ceronetti, LA STAMPA, 20 Settembre 2007, prima pagina
Leggi l'articolo completo: http://stampa.ismea.it/PDF/2007/2007-09-20/200709207760960.pdf